lunedì 28 novembre 2011

"Nati per subire" il Circo Zen (Omaggio agli Zen Circus)


Da anni producono e diffondono la loro musica con un’atteggiamento unico e vincente, anomalo per l’artista italiano che versa lacrime sulla sua stessa t-shirt (o sulla camicia del più figo) in cerca di comprensione e compassione tipica di un popolo perdutamente e culturalmente cristiano e democristiano.
Da anni che con ironia parlano di se stessi e del loro mondo, riflettendo l’immagine dell’italiano (medio o comune), del perdente (nato per subire), del bigotto cattolico e di molte altre figure (tipiche e non) che popolano le strade e disegnano un quadro di un paese meschino, fradicio, fiacco e alla deriva.
Tutto ciò, gli Zen Circus di Andrea Appino, lo fanno con un atteggiamento folk-punk-rock che somiglia ad uno schiaffo secco e potente in una fredda giornata d’inverno. Tutto ciò lo urlano con il cuore di un cantautore attento, con l’ironia di un commediante satirico, con l’energia dell’operaio cinico e sindacalista.
Venerdì li ho visti al Locomotiv di Bologna, dal vivo. Li ho visti sudare per un’ora e venti minuti di Rock. Li ho visti saltare sul palco con la credibilità di una vera band punk-rock-folk che rispetta la tradizione cantautorale italiana, con tutta la rabbia di chi cerca di tirar fuori “la testa dalla sabbia”. Un power trio di musicisti che ha preso a schiaffi la platea del locale bolognese in cerca di una reazione, in cerca di sudore, di un sorriso amaro sul volto di chi pensa sia tutto da rifare ma che abbia la forza di rimboccarsi le maniche e di iniziare a “rifare”.
Grazie Zen Circus, grazie per fare della gran bella musica, grazie per come la fate e per il sudore che ci regalate. Grazie per essere una delle migliori realtà musicali italiane, grazie per aver creduto sempre nel mondo operaio (musicale e non) che urla dal basso. Grazie per la schiettezza. Grazie per la bella lezione operaia che da oltre 10 anni manifestate.
Per chi ancora non li conoscesse o ignorasse la loro esistenza: THE ZEN CIRCUS, cercateli, comprate i loro dischi, ascoltateli, non lasciateveli scappare dal vivo, perchè “il fuoco è alimentato da ossigeno e dall’aria che respiri... non puoi impedirlo, è naturale vivere, non puoi nasconderlo, nè tantomeno fuggire...”.
Misero Beppe

venerdì 11 novembre 2011

Omaggio ai VIRGINIANA MILLER

Sono più di vent’anni che sono coerenti e fedeli al loro pubblico, alla musica... anzi alla musica e alla cultura... E non parlo di cultura borghese per riempirmi la bocca di chiacchiere e ideologie intellettualoidi... Parlo di cultura nel più ampio senso letterario. Cultura come quella che tanto difendeva e per la quale combatteva Pier Paolo Pasolini!
Di chi parlo?
Parlo di una band, di un gruppo di amici e musicisti che con 5 dischi in studio ed un live hanno marcato a fuoco la musica italiana e la cultura stessa, senza far troppo rumore. Poeti musicali e letterari. Una marcia in più che pochi hanno cercato e scovato negli anni.
Sto parlando dei Virginiana Miller. Sto parlando di un progetto vivo, denso e magico. Può capitare di incontrarli e sentirli per sbaglio o perchè li cerchi. Se li ascolti attentamente rischi di innamorarti di loro e se ciò accade non riuscirai più a far a meno di loro. 
Mercoledì scorso li abbiam visti a Bologna per una delle ultime date del tour “Il primo lunedì del mondo”, prima che si richiudano in studio per prepararci il loro prossimo capolavoro.
Sul palco che trasudava poesia, viscere e sudore, in uno spettacolo semi-acustico, abbiam avuto modo di sentire brani da “Gelaterie Sconsacrate”, brani che non sentivamo da tempo, da “Italiamobile” e poi ancora tante altre. Abbiam sentito le parole di Simone che ha chiacchierato con il pubblico. Abbiam sentito l’energia che rimbalzava dal basso soffitto dell’Arteria alle nostre orecchie.
Qualcuno ha avuto la fortuna di respirare quell’energia e quella purezza che trasudano, personalmente, nei camerini e nel backstage con loro. Qualcuno ha notato le piccole imperfezioni di un’esibizione live: la stonatura, l’arrangiamento sbagliato, il mancato sguardo d’intesa... Dettagli! La verità è un’altra. Cari Virginiana non è vero che avete avuto “soltanto canzoni che non canta nessuno, che non cambiano niente”... Mercoledì ho sentito cori, ho visto persone con le lacrime agli occhi, sogni e parole che hanno cambiato la vita di qualcuno... Credetemi! Avete fatto tanto e siamo tutti in attesa trepidante di tutto quello che farete ancora!
Giuratemi “che resteremo giovani e felice, e sempre in bilico, su queste superfici, senza scivolare giù”!
Grazie intanto per la serate e per la vostra musica e le vostre parole (“sono sassi e me li sono messi in tasca”)
Un abbraccio amici e maestri!
Misero Beppe

(N.B. : tra le virgole “” versi delle canzoni dei Virginiana Miller... naturalmente!)

mercoledì 2 novembre 2011

Chi è Stephane Ulyss?



Chi è Stephane Ulyss?
Un ragazzo di età imprecisata. Porta spesso in testa un cappello a forma di rana. Si mimetizza nella realtà per vivere con rabbia ed energia. È pronto ad affrontare qualsiasi peripezia per amore. Cavalca Donchisciottemente bici maculate. Sfodera con tutto il suo pathos le armi necessarie a rincorrere la vita.
Ha due occhi grandi per guardarsi attorno.
Ma non riesce a fare a meno di guardarsi dentro.
Fabbrica ali per sorvolare sul mondo ed osservarlo meglio. Si lascia trasportare dal vento per cercare dall’alto.
Ma non riesce a fare a meno di cercarsi dentro.
Si perde tra i pesci che nuotano intorno a sè.
Si perde sui palchi dove cerca di estrarre conigli dai cilindri e trova solo cilindri tra i conigli. Apre i sipari per mostrarsi a noi tutti.
Ma non riesce a fare a meno di se stesso.
Perchè è il segreto che custodisce il motore della poesia.
Chi è Stephane Ulyss?
Nasce dalla penna di Lucrèce (Buganè), dalla sua immaginazione, dai suoi colori.
Lasciamo alla retorica dei recensori giudicare queste meravigliose tavole dipinte.
Noi ci limitiamo a perderci tra di loro senza ridurre in verbo la poesia dell’immagine.

Misero Beppe