mercoledì 26 ottobre 2011

La Genesi di una Druda nell'Italia che si divide!!!


E’ ormai andato il nostro singolo per l’estate 2011: “La druda e il soldato” tratto dalla colonna sonora della serie tv “L’ispettore Coliandro". Genesi del brano? Eccola qui pronta per saziare l’appetito dei curiosi. Proprio in un tempo particolare che segna le pagine politiche di questo paese: oggi!
Una notte di fine Agosto 2008, costretti a subire l’afa bolognese che annebbiava la vista del sottoscritto e dell’eterno amico Rusty, per terminare i lavori di preproduzione del disco “L’inconcepibile”, squillò il telefono intorno alle ore 22 di sera. Dall’altro capo del telefono i “Manetti Bros” mi chiedevano: “Ah Beppe, come stai? Te piacerebbe lavorare alle colonne sonore della prossima serie di Coliandro? Ce serve però che tu scriva un pezzo in dialetto che racconti dell’amore tra una brigantessa e un poliziotto. Il pezzo deve essere una pizzica. Però te ci conosci, no? A noi piace il rock duro. Che ne dici di fare una pizzica  Rock? Te sei il musicista e sai come fare. La produzione ci aveva proposto alcune band ma noi abbiam pensato: beh, i Misero Spettacolo sarebbero perfetti. Ed eccoci qui pronti a chiamarti. Poi, per sceneggiatura l’attrice farà parte di una band folk rock pugliese e abbiam pensato che potreste farla proprio voi la loro parte. Che ne dici? Te garba l’idea?... Te saresti il cantante della band che se chiamerà “I Banditi” e il tuo nome sarà “Lupo”. Te piace? Nel brano parla de che te pare, basta che racconti la storia d’amore e che sia in dialetto. Sò esigenze de sceneggiatura! Ok?... Ah dimenticavamo, però ce devi mannà un provino entro domani sera. Hai meno de 24 ore. Se ce riesci e ce piace, il lavoro è tuo! Allora?”....
Travolto dalle mille informazioni e dalle lancette dell’orologio che in quell’istante iniziarono a far rumore nella mia testa, non avevo molte parole pronte, tra la lingua e i denti, a mutarsi in suono e a propagarsi nell’aria. Accettai semplicemente la sfida e accesi la prima sigaretta in cerca di chiarezza.
Inizio a pensare: beh, sarebbe bello raccontare una storia vera di una brigantessa che si innamora di un soldato... chissà se esiste qualcosa...
In ogni caso non conosco molte cose riguardo al mondo del brigantaggio. Dovrei approfondire...
Idem riguardo alla pizzica!!! Devo ascoltare un po’ di musica tarantolata!!
Alle ore 22,20 mi metto al lavoro. Inizio ad ascoltare tutto quello che mi capita online e che si possa racchiudere nella limitativa definizione di un genere musicale (che altro non è che un’opinione). Cerco di studiarne ritmi, armonie e strutture. Sembrano praticamente tutte uguali. Sono ben definibili.. anche se odio definire... però stavolta mi tocca provarci.
Intorno alle ore 24 penso: “E’ ora di far raffreddare la mente. Esco e bevo una birra con un’amica!”. Tra birre e sigarette in compagnia si fanno le 4 del mattino. Gisella, si chiama così, promette: “In quanto lucana, conosco un po’ di storie sul brigantaggio. Facciamo così, ora torno a casa, faccio una ricerca online e ti invio quello che trovo. Lascio Gisella sulla soglia del suo portone in via Pratello e torno a casa. Tra il percorso, una sigaretta e la passeggiata notturna con Mozart, le lancette dell’orologio segnano le 5. Accendo il computer, leggo le mail ed eccoti il primo allegato che mi arriva da parte di Gisella. Saranno 30 o 40 storie sul brigantaggio al femminile. Le leggo tutte. Una tra queste mi folgora e da elettricità a quella piccola lampada che invade la mia mente: “Eureka!” (avrebbe detto Archimede).
La storia è quella vera di Francesca LaGamba. Filandiera calabrese di fine ‘700. Bella donna e madre di tre figli che resta vedova durante l’occupazione francese. Proprio un ufficiale francese si invaghisce della stessa Francesca e tenta di sedurla. LaGamba respinge le avances del soldato che, ferito per il rifiuto, pensa di vendicarsi della donna. Così l’orgoglioso ufficiale predispone l’affissione di falsi manifesti che ineggiano alla rivolta contro l’esercito francese e incolpa della bravata i tre figli di Francesca che vengono arrestati. La donna disperata supplica l’ufficiale irremovibile che invece processa e condanna alla fucilazione le tre vittime innocenti.
Dal dolore Francesca dismette i suoi soliti panni per unirsi ai briganti della zona e giura vendetta. In poco tempo diviene una delle maggiori menti del movimento e presto capo riconosciuto della banda stessa. Inizia a seminare terrore tra gli oppressori e durante una delle sue imboscate  il caso vuole far suo prigioniero proprio il famoso ufficiale francese. A quel punto, Francesca gli strappa con un coltello il cuore dal petto e lo divora davanti a tutti!

Fu questa la meravigliosa storia che rapì la mia attenzione. Una storia di Vendetta reciproca. L’ufficiale innamorato e rifiutato vendica il suo onore e con la sua stessa vendetta impasta lui stesso l’indole di una druda (brigantessa) assettata di sangue e vendetta. La vendetta che genera vendetta. Le strategie che tessono la tela del dolore e alimentano la sete inesauribile di potere che schiaccia il potere.
Così provai prima a romanzare la loro tragica storia d’amore e  poi ad immaginare il loro ultimo scambio di parole, invettive e accuse prima che Francesca strappasse e divorasse il cuore dell’ufficiale. Nacque così l’idea di raccontare gli ultimi 2 minuti del loro ultimo incontro attraverso un ipotetico loro dialogo supposto dalla mia immaginazione.
Ne venne fuori un’alternarsi di nudità umane vinte dalla disperazione, dall’orgoglio personale, dalla paura di morire e dalle colpe reciproche che albergano in ogni storia del nostro paese e di tutto il mondo.
Nacque così una canzone in linea con il disco che stavamo registrando in quei giorni: capire il microcosmo per spiegare il macrocosmo. Comprovavo ancora una volta la tesi che le colpe di tutte le accuse sociali e personali, albergano in primo luogo dentro di noi.
Poi conclusi, però, la canzone con una nota di ottimismo sostenendo che essendo noi stessi per primi parte della causa del malessere, inevitabilmente potremmo essere noi stessi per primi i promotori di un nuovo benessere. “La storia siamo noi” diceva qualcuno, ed io ribadisco che la scriviamo ogni giorno noi stessi attraverso la nostra vita e tutto ciò che facciamo.
Alle 8 del mattino era pronto il testo della canzone.
Alle 11 avevo terminato di registrare il provino completo di batteria, due chitarre, basso, voce e cori.
Ore 11, spedisco il provino ai Manetti via mail.
Ore 11,30 finalmente riesco ad andare a dormire qualche ora.
Alle 16 squilla il telefono svegliandomi. Sono i Manetti. Il lavoro è mio!
“La druda e il soldato” farà parte, insieme ad altre nostre canzoni, della colonna sonora della serie “L’ispettore Coliandro III”, e sarà la canzone che chiude il disco “L’inconcepibile”.

Testo: LA DRUDA E IL SOLDATO

DRUDA:
Jend a stu pais chiein de cunighj
Tnaj na camis zlet de fang
P’abbugghjè u pen de la famighj
Le figghj affamt me zlast de sang
TRADUZIONE TRA PARENTESI
(In questo paese pieno di conigli, avevo una camicia sporca di fango, per coprire il pane della famiglia, i miei figli affamati sporcasti di sangue)

SOLDATO:
Tu l’ha zlast, livt da’n gudd
Sott la dvis nu sbirr jè alla nud
(Tu li hai sporcati, spostati da qui, sotto la divisa ogni soldato è nudo)

DRUDA:
Tu m’ha spugghjet e lasset nu curtidd
Tu m’ha mannet jend o vosch o fridd
(Tu mi hai spogliata e messo in mano un coltello, tu mi hai mandata nel bosco al freddo)

SOLDATO:
No tu t’ha crijet
Je pe vu non vogghj ballè
(No tu stessa hai voluto essere così, io con voi non voglio ballare)

Stouc a trmlè comm na fogghj
Comm nu suurch senza nisciun
Nanz alla mort sim tutt cnighj
Sbrirri, cafun, briganti e patrun
(Sto tremando come una foglia, come un topo senza nessuno. Davanti alla morte siamo tutti conigli: soldati, contadini, briganti e padroni)

DRUDA:
T’agghj a struppjè. T’agghj a fe four
T’agghj a strazzè d’angann u cour
(Ti massacrerò, ti ucciderò, ti strapperò il cuore dalla gola)

SOLDATO:
Tu gè m’accis, nanz all’amour
Pe nu no m’ha scippet d’angann u cour
(Tu mi hai già ucciso, dinanzi all’amore. Con un no hai rubato il mio cuore dalla gola)

DRUDA:
No, si tu ca m’accis
E mò p nu tu addà ballè
(No, sei stato tu ad uccidermi ed ora con noi tu ballerai)

POPOLO:
Questa è la storia di un amore odiato
Versato sul sangue di un soldato
Ma è sì pur la storia della prima druda
Che amata nel sangue giurò vendetta
Questa è la storia dell’Italia unita
Divisa da chi volle l’unità
Ma come ogni storia non è finita
Perchè la storia la scriviamo noi
Ogni giorno, ogni alba e tramonto di noi
Ballando tra di noi



Misero Beppe T.M.


P.S. (Un grazie di cuore a Gisella! Grazie davvero Gì! Le canzoni nascono a volte per caso, a volte perchè dettate, a volte per una serie di incastri vitali per la loro stessa vita, spesso eterna! Perciò Grazie!)

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